All’alba della veneranda soglia degli “enta” mi ritrovai per
una selva oscura di liste, listini e listelli, che la diritta via era smarrita.
Ebbene si, a quattro mesi dalla presunta fine della mia giovinezza,
mi ritrovo ad affrontare l’ennesima campagna elettorale. Ma partiamo dall’inizio
della vicenda, e procediamo con ordine.
L’esperienza del Governo Tecnico, con a capo il Professor
Monti, novello Caronte che ci doveva traghettare fuori dalle sabbie mobili di una
delle crisi economiche più dure dell’età moderna, è naufragata con una debacle
e una tale mancanza di gusto e stile, che solamente noi italiani, popolo capace
di vette inarrivabili ma da sempre attratto dal sordido e dall’infimo, potevamo
inventarci.
Fino a quel momento sembrava quasi che un’aria di positività
stesse attraversando la politica e soprattutto i politici italiani: una larga
coalizione dei maggiori partiti che, di comune accordo, decide generosamente di
fare un mezzo passo indietro appoggiando i tecnici, per lasciare che qualcun
altro si prenda gli insulti che sarebbero a loro toccati, nell’intento di
pulire le vagonate di deiezioni che gli stessi si erano lasciati alle spalle, e
che ormai avevano raggiunto il livello del collo dei cittadini del Bel Paese.
E’ bastato che la caduta del governo liberasse nell’aria un
leggero sentore di possibili poltrone, un umore di guadagni e vitalizi a 4 o 5
zeri, che gli istinti primordiali dei suddetti politici si scatenassero, in uno
spettacolo insulso e degradante. E non si può nemmeno affermare che gli italiani
negli ultimi vent’anni non fossero ormai divenuti avvezzi a certi dimostrazioni
di bassezza morale ed etica, ma questa volta, fra uno scandalo, una primaria e
una non primaria, si è toccato veramente il fondo.
”Io non dico
sentire pudore perchè è un sentimento antico, ma una pragmatica sensazione di
aver rotto il cazzo no?”(…): rubo e faccio mia quella
che probabilmente è la migliore battuta che ho sentito da tanto tempo a questa
parte, perché riassume perfettamente in una riga il sentimento che pervade le
persone di buon senso, davanti a tutto quello a cui stanno assistendo.
Il teatrino che per un breve lasso di tempo sembrava avesse
abbandonato il palcoscenico della politica è tornato, prepotente e borioso,
dominato come sempre dalle stesse vecchie facce. Quelle facce pervase da
un’ignoranza e una cafonaggine atavica, senza le quali non sarebbero mai e poi
mai in grado di interpretare in maniera così eccellente la parte che gli viene
affidata.
E quando lo scontro politico si riduce a mera manovra di
corridoio; ad accordo, prim’ancora che politico, economico; a doppiogiochismo;
a slogan urlati direttamente alla pancia degli elettori più indifesi e non
avvezzi a qualsivoglia “discorso politico”, ecco che Lui non poteva che rispuntare,
trovandosi pienamente a suo agio in questa palude, come un maiale che sguazza
giocondo, ma allo stesso tempo rabbioso, nella pozzanghera che esso stesso ha
contribuito a creare con l’espletamento delle proprie funzioni corporali.
Ecco che forse la campagna elettorale più importante del
dopoguerra se ne va per direttissima a puttane. Dopo un anno passato a parlare
di temi di importanza capitale: riforma del lavoro, riforma delle pensioni,
riforme costituzionali, tagli alla spesa pubblica, e chi più ne ha più ne metta,
è bastato che Lui decidesse che: “l’Italia ha ancora bisogno di Me”, per far
precipitare nuovamente nel baratro del politichese spinto tutto il discorso.
Per una volta c’eravamo illusi di entrare nella cabina elettorale con la
possibilità di scegliere il migliore tra i candidati. Invece anche questa
campagna si risolverà, alla fine dei conti, nel solito referendum che ci
accompagna da ormai due decenni: pro o contro di Lui.
Parlando dei possibili scenari futuri, di cosa potrebbe
uscire dalle urne elettorali, la percezione che ci sia stia muovendo verso un
inesorabile e, soprattutto, nefasto “pareggio” si fa sempre più forte. Di
seguito un rapido excursus sulle forze politiche che ambiscono a qualcosa di
serio alle prossime elezioni:
-
Il vantaggio c’è ed è innegabile, ma la mancanza di
qualsivoglia tecnica comunicativa attinente ad una campagna elettorale moderna da
parte del “buon uomo di Piacenza”, sta facendo si che il seppur buon margine
che fino a qualche settimana il PD aveva nei confronti degli altri
schieramenti, si stia lentamente sgretolando, un decimale alla volta. Vedremo
se gli strateghi democratici saranno in grado di riprendere in mano la barra
del timone, pena la discesa agli inferi di un possibile vittoria risicata e di
un Governo condannato a navigare a vista sempre sull’orlo del baratro della
sfiducia.
-
La “salita” definitiva e senza più mezzi termini
nell’agone della politica del Professore ha formato un polo che se riuscirà a
non scomporsi nell’ultimo mese di campagna, avrà il proprio peso rilevante alla
fine delle consultazioni. Infatti il “nuovo grande centro” aggrega non solo i
delusi della destra e i rimasugli dei seguaci dei “due bei bolognesi”, ma anche
una buona parte di quella schiera di indecisi che da sempre decidono da che
parte penderà alle elezioni l’ago della bilancia. Questi infatti hanno
finalmente trovato una figura, se non carismatica, perlomeno autorevole, a cui
affidare il proprio voto.
-
Quando il gioco si fa duro, i duri... va bè, vi
risparmio il seguito, tanto sapete benissimo come andrebbe a finire. Questo è
il suo territorio: è un assalto all’arma bianca e Lui, quando c’è da tirare
fuori la baionetta (pregevole doppio senso, ndr), non è secondo a nessuno. Sta
sfoderando tutto il suo arsenale, la potenza di fuoco dei suoi mezzi è a
massimo regime, e Lui non può fare altro che volare nei sondaggi. E’ un
predestinato, in tutto e per tutto, ed è dannatamente bravo in tutto quello che
fa. Per vincere le elezioni a Lui basterebbe che nessuno degli altri due le
vincesse sul serio. E state sicuri: non sbaglierà nemmeno questa volta.
-
Infine colui il quale sembrava fosse in grado di
portare una ventata di aria nuova nella politica italiana (populista fino al
midollo, ma rivoluzionaria; incompetente finché volete, ma almeno pulita):
ancora prima di scontrarsi con le difficoltà vere della politica, e già le
prime crepe interne iniziano a comparire. Vedremo se sarà in grado di
ricompattare le fila e se la sua lingua sferzante riuscirà a toccare i tasti
giusti nell’elettorato che sente così forte il bisogno di canalizzare la
propria frustrazione verso l’attuale classe politica, in un voto non solo di
protesta, ma di speranza.
Dopo la disamina sugli
schieramenti, visto che tanto non ho niente da perdere, ecco il mio “toto
percentuali”. Sono state redatte un tanto al metro, ma potrei scommettere che
non si allontaneranno troppo dal risultato finale:
PD (coalizione) 35/40 %
PDL (coalizione) 23/27 %
L’AGENDA (coalizione) 15/20 %
M5S 10/14 %
VARIE ED EVENTUALI* 10% circa
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: risultato garantito!