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sabato 28 settembre 2013

Quando parlare di gay non sarà più tabù: il caso Barilla


Non vorrei ergermi a paladino di un pensiero che non mi appartiene, e che fondamentalmente non condivido. Però sono convinto che sulla questione dell'intervista di  Barilla al programma di Radio 24, "La Zanzara" si stia travisando e soprattutto esagerando.
Barilla ha commesso due errori
Uno strategico: semplicemente non doveva dire quello che ha detto; poteva affermare gli stessi concetti senza prenderli di petto ma girandoci attorno, all'italica maniera. Così ha rischiato di arrecare un danno economico e di brand reputation al proprio marchio. 
L'altro, semantico, quando scopre le proprie carte affermando che non ha nulla contro i gay "basta che non diano fastidio". Passaggio su cui Cruciani ha giustamente insistito cercando di mettere Barilla in buca, e che  l'imprenditore ha cercato di spiegare, arrampicandosi sugli specchi (questo è l'unico passaggio dell'intervista veramente scorretto e offensivo, che però quasi nessuno ha ripreso e stigmatizzato).
Il resto è il punto di vista di un privato che può esprimere sempre e comunque il proprio pensiero se questo non eccede in offese o ingiurie di alcun tipo, per quel che mi riguarda. Anche perché, riassumo il concetto espresso da Barilla: "non ho nulla contro i gay, anzi sono favorevole ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, ma non ho intenzione di utilizzare all'interno di uno spot che pubblicizza i miei prodotti una coppia gay perché l'idea di famiglia a cui si rifà la mia azienda è quella che rispetta i canoni tradizionali", non mi pare un'affermazione aberrante. 
Tutto il resto è polverone mediatico e ipocrisia galoppante.

giovedì 18 aprile 2013

Elezioni del Presidente della Repubblica: quando si tocca il fondo e si continua a scavare

In tutto questo marasma delle elezioni del Presidente della Repubblica, c'è un aspetto che la dirigenza del PD non prende in considerazione, o forse ignora, nel momento in cui si allea con il PDL e Berlusconi candidando Marini e non appoggiando Rodotà.
C'è un esercito di militanti, simpatizzanti, attivisti, oppure semplici elettori, che ogni giorno si spende, si sbatte, si impegna e, fondamentalmente, ci mette la faccia per supportare il partito che sente più vicino alle proprie visioni e le idee che stanno alla base di esso.
Io ci metto la faccia quando sbeffeggio un grillino.
Io ci metto la faccia quando irrido un pidielino.
Io ci metto la faccia quando commisero un montiano.
Io ci metto la faccia quando compatisco un leghista.
Ora che le mie idee e quello che ho tanto propagandato hanno perso anche l'ultima briciola di dignità che rimaneva, come mi dovrei comportare? Rinnegare tutto è l'unica soluzione, e questo mi provoca un fortissimo mal di pancia. Abbiamo toccato, con questa farsa, il punto di non ritorno, e non per colpa nostra.
E voi invece, cara dirigenza PD, quando pensate giungerà il momento di metterci anche la vostra di faccia?

martedì 26 febbraio 2013

L'ODORE DEI SOLDI 2: DA DOVE VENGONO I FONDI DEL MOVIMENTO 5 STELLE?


Questa è stata una notte movimentata per me, culminata con una sveglia precoce un'ora in anticipo rispetto a quella schedulata ieri sera.
Capirete che il risveglio non sia stato dei migliori. Ne consegue che la testa, in quel dormiveglia agitato, abbia deciso di vagare e di scavare, neanche poi troppo, nel mio subconscio e ne sono venute fuori alcune considerazioni e alcune domande.

Considerazioni:
- Le elezioni le ha perse il PD, Bersani o chi per lui, non ci sono cazzi. Era difficile, si sono impegnati e ci sono riusciti. Molto semplice.
- Grillo è letteralmente esploso, non tanto per demeriti di altri, ma forse si. Tutto questo mi ricorda Berlusconi nel 1994, e non posso stare tranquillo.
- Berlusconi non ce le leveremo più dalle palle finché non deciderà che il suo tempo su questa terra sarà volto al termine. Non che avessi molti dubbi a riguardo.

La domanda invece è molto più intrigante, ed è la seguente.

Da dove vengono i soldi con cui Grillo ha pagato la sua campagna elettorale itinerante? Chi ha pagato i palchi e le infrastrutture da cui il comico ha infiammato le platee di tutta Italia visto che non godeva dei finanziamenti pubblici come tutti gli altri?

Gli altri partiti se le sono pagate con i nostri soldi, e questo non è che mi faccia sentire meglio, anzi: mi fa un po' girare i cosiddetti e sono convinto anche io che questi debbano perlomeno essere rivisti pesantemente al ribasso.
Ma tra non essere d'accordo su come vengono spesi i soldi pubblici, e non avere la più pallida idea da dove provengono i fondi che alimentano il primo partito italiano, ecco questo mi inquieta maggiormente.
Poi magari è solamente mia ignoranza sulla questione e sarei lieto di trovare una risposta in merito.
Sto cercando sulla rete, vediamo se riuscirò a trovare qualcosa di esauriente.

sabato 23 febbraio 2013

L'Anomalia, atto secondo.

Sono ormai due decenni che ci lamentiamo Dell'Anomalia Italiana: "Berlusconi può esistere solamente in Italia", ci siamo ripetuti come un mantra fino quasi ad assuefarci.

Ed ora? Ora ci stiamo ricadendo un'altra volta: ditemi voi in quale altro paese al mondo un comico di professione e in attività si potrebbe mai presentare alle elezioni e prendere quasi il 20% dei voti. Solo nel fatato Bel Paese un'anomalia come Grillo può accadere.

Ed ora eccoci qua, a un giorno dal voto, in balia di un comico mancato, di un comico in missione, ma soprattutto di una classe politica difettosa che non è stata in grado di spazzarli via con la forza che solamente una credibilità diffusa gli avrebbe concesso queste storture del sistema.

venerdì 1 febbraio 2013

IPOCRISIA AL POTERE


Fin quando la gente continuerà a pensarla in maniera così oscurantista non si andrà da nessuna parte. Premetto che non approvo nemmeno io lo sperpero, ma ogni persone è libera di spendere i propri soldi come meglio crede. Non si può pensare di superare una crisi del genere chiudendoci dentro le nostre case e stando attenti a non spendere/sprecare nemmeno un euro. Chi ha è giusto che spenda senza essere tacciati di essere alcunchè.
E poi c'è dell'altro: quella bottiglia alimenta un'intera filiera che non è composta solamente da ricchi, come il produttore che ha prodotto la bottiglia e il proprietario del locale che ha incassato fisicamente l'esorbitante conto.
Dietro c'è un un indotto enorme che la gente con il paraocchi come chi ha commissionato e scritto questo articolo, nemmeno si immagina.
C'è il contadino nella vigna, un operaio che l'ha "fisicamente" imbottigliata, un rivenditore che ha fatto da tramite e tutti quelli che lavorano per lui, un uomo delle consegne, un magazziniere, un cameriere, c'è l'uomo delle pulizie che il giorno dopo ha pulito tutto il casino, più altre svariate altre figure che lavorano di notte e che sono state pagate con quella fattura.
Senza contare chi produce i bicchieri in cui è stato bevuto il prezioso nettare, chi produce le seau à glace, i tovaglioli, chi vende la frutta che la accompagnava...e avanti così fino all'infinito.
Insomma, c'è un'intera economia che da realmente da mangiare a decine, centinaia, migliaia di famiglie.
Il tutto ovviamente partendo dal fatto che chiunque fatturi e batta scontrino, ma quello è tutto è un altro discorso che ha niente a che fare con quello di cui ho parlato. E' un problema di controlli, mazzette e tutto quello che ne consegue.
Quindi, prima di sparare escrementi verso un certo tipo di atteggiamenti, la prossima volta pensateci due volte.

domenica 27 gennaio 2013

Piccolo recap pre elezioni


All’alba della veneranda soglia degli “enta” mi ritrovai per una selva oscura di liste, listini e listelli, che la diritta via era smarrita.
Ebbene si, a quattro mesi dalla presunta fine della mia giovinezza, mi ritrovo ad affrontare l’ennesima campagna elettorale. Ma partiamo dall’inizio della vicenda, e procediamo con ordine.

L’esperienza del Governo Tecnico, con a capo il Professor Monti, novello Caronte che ci doveva  traghettare fuori dalle sabbie mobili di una delle crisi economiche più dure dell’età moderna, è naufragata con una debacle e una tale mancanza di gusto e stile, che solamente noi italiani, popolo capace di vette inarrivabili ma da sempre attratto dal sordido e dall’infimo, potevamo inventarci.
Fino a quel momento sembrava quasi che un’aria di positività stesse attraversando la politica e soprattutto i politici italiani: una larga coalizione dei maggiori partiti che, di comune accordo, decide generosamente di fare un mezzo passo indietro appoggiando i tecnici, per lasciare che qualcun altro si prenda gli insulti che sarebbero a loro toccati, nell’intento di pulire le vagonate di deiezioni che gli stessi si erano lasciati alle spalle, e che ormai avevano raggiunto il livello del collo dei cittadini del Bel Paese.
 E’ bastato che la caduta del governo liberasse nell’aria un leggero sentore di possibili poltrone, un umore di guadagni e vitalizi a 4 o 5 zeri, che gli istinti primordiali dei suddetti politici si scatenassero, in uno spettacolo insulso e degradante. E non si può nemmeno affermare che gli italiani negli ultimi vent’anni non fossero ormai divenuti avvezzi a certi dimostrazioni di bassezza morale ed etica, ma questa volta, fra uno scandalo, una primaria e una non primaria, si è toccato veramente il fondo. 
”Io non dico sentire pudore perchè è un sentimento antico, ma una pragmatica sensazione di aver rotto il cazzo no?”(…): rubo e faccio mia quella che probabilmente è la migliore battuta che ho sentito da tanto tempo a questa parte, perché riassume perfettamente in una riga il sentimento che pervade le persone di buon senso, davanti a tutto quello a cui stanno assistendo.
Il teatrino che per un breve lasso di tempo sembrava avesse abbandonato il palcoscenico della politica è tornato, prepotente e borioso, dominato come sempre dalle stesse vecchie facce. Quelle facce pervase da un’ignoranza e una cafonaggine atavica, senza le quali non sarebbero mai e poi mai in grado di interpretare in maniera così eccellente la parte che gli viene affidata.

E quando lo scontro politico si riduce a mera manovra di corridoio; ad accordo, prim’ancora che politico, economico; a doppiogiochismo; a slogan urlati direttamente alla pancia degli elettori più indifesi e non avvezzi a qualsivoglia “discorso politico”, ecco che Lui non poteva che rispuntare, trovandosi pienamente a suo agio in questa palude, come un maiale che sguazza giocondo, ma allo stesso tempo rabbioso, nella pozzanghera che esso stesso ha contribuito a creare con l’espletamento delle proprie funzioni corporali.
Ecco che forse la campagna elettorale più importante del dopoguerra se ne va per direttissima a puttane. Dopo un anno passato a parlare di temi di importanza capitale: riforma del lavoro, riforma delle pensioni, riforme costituzionali, tagli alla spesa pubblica, e chi più ne ha più ne metta, è bastato che Lui decidesse che: “l’Italia ha ancora bisogno di Me”, per far precipitare nuovamente nel baratro del politichese spinto tutto il discorso. Per una volta c’eravamo illusi di entrare nella cabina elettorale con la possibilità di scegliere il migliore tra i candidati. Invece anche questa campagna si risolverà, alla fine dei conti, nel solito referendum che ci accompagna da ormai due decenni: pro o contro di Lui.

Parlando dei possibili scenari futuri, di cosa potrebbe uscire dalle urne elettorali, la percezione che ci sia stia muovendo verso un inesorabile e, soprattutto, nefasto “pareggio” si fa sempre più forte. Di seguito un rapido excursus sulle forze politiche che ambiscono a qualcosa di serio alle prossime elezioni:
 -          Il vantaggio c’è ed è innegabile, ma la mancanza di qualsivoglia tecnica comunicativa attinente ad una campagna elettorale moderna da parte del “buon uomo di Piacenza”, sta facendo si che il seppur buon margine che fino a qualche settimana il PD aveva nei confronti degli altri schieramenti, si stia lentamente sgretolando, un decimale alla volta. Vedremo se gli strateghi democratici saranno in grado di riprendere in mano la barra del timone, pena la discesa agli inferi di un possibile vittoria risicata e di un Governo condannato a navigare a vista sempre sull’orlo del baratro della sfiducia.
 -          La “salita” definitiva e senza più mezzi termini nell’agone della politica del Professore ha formato un polo che se riuscirà a non scomporsi nell’ultimo mese di campagna, avrà il proprio peso rilevante alla fine delle consultazioni. Infatti il “nuovo grande centro” aggrega non solo i delusi della destra e i rimasugli dei seguaci dei “due bei bolognesi”, ma anche una buona parte di quella schiera di indecisi che da sempre decidono da che parte penderà alle elezioni l’ago della bilancia. Questi infatti hanno finalmente trovato una figura, se non carismatica, perlomeno autorevole, a cui affidare il proprio voto.
 -          Quando il gioco si fa duro, i duri... va bè, vi risparmio il seguito, tanto sapete benissimo come andrebbe a finire. Questo è il suo territorio: è un assalto all’arma bianca e Lui, quando c’è da tirare fuori la baionetta (pregevole doppio senso, ndr), non è secondo a nessuno. Sta sfoderando tutto il suo arsenale, la potenza di fuoco dei suoi mezzi è a massimo regime, e Lui non può fare altro che volare nei sondaggi. E’ un predestinato, in tutto e per tutto, ed è dannatamente bravo in tutto quello che fa. Per vincere le elezioni a Lui basterebbe che nessuno degli altri due le vincesse sul serio. E state sicuri: non sbaglierà nemmeno questa volta.
 -          Infine colui il quale sembrava fosse in grado di portare una ventata di aria nuova nella politica italiana (populista fino al midollo, ma rivoluzionaria; incompetente finché volete, ma almeno pulita): ancora prima di scontrarsi con le difficoltà vere della politica, e già le prime crepe interne iniziano a comparire. Vedremo se sarà in grado di ricompattare le fila e se la sua lingua sferzante riuscirà a toccare i tasti giusti nell’elettorato che sente così forte il bisogno di canalizzare la propria frustrazione verso l’attuale classe politica, in un voto non solo di protesta, ma di speranza.

Dopo la disamina sugli schieramenti, visto che tanto non ho niente da perdere, ecco il mio “toto percentuali”. Sono state redatte un tanto al metro, ma potrei scommettere che non si allontaneranno troppo dal risultato finale:

PD (coalizione) 35/40 %
PDL (coalizione) 23/27 %
L’AGENDA (coalizione) 15/20 %
M5S 10/14 %
VARIE ED EVENTUALI* 10% circa

*se volete farvi due risate andate a farvi un giro qua (http://bit.ly/X7roqu) : risultato garantito!

lunedì 9 gennaio 2012

MAZUNTE, UNA PERLA LONTANA DALLE LUCI



Pensate di star viaggiando da più di un mese in giro per il Centroamerica, di averne viste di cotte e di crude: da rovine incantate all'interno di foreste impenetrabili, a città dai mille colori e sapori. Pensate di star perdendo un filo la bussola e di iniziare a intravvedere la fine del vostro viaggio davanti a voi.
Bene, ora pensate di capitare quasi per caso in un piccolo villaggio di pescatori sulla costa pacifica del Messico chiamato Mazunte, giusto qualche ora di viaggio in collettivo sotto la più acclamata e famosa Puerto Escondido. Ne avete letto su una impersonale e generica, per quanto affidabile, guida turistica. Sapete grossomodo a cosa state andando incontro, ma siete ormai certo che i vostri occhi non saranno più in grado di impressionarsi e stupirsi come il primo giorno. Invece quello che vi si parerà di fronte è qualcosa che vi colpirà sia il cuore che la mente. Una manciata di case sparse su di una collina a strapiombo sul mare, scogliere su cui si abbattono onde spumeggianti, minuscole spiagge che scompaiono all'alzarsi della marea, un luogo in cui nello stesso giorno si possono ammirare sia l'alba che il tramonto.
Se queste poche parole non vi hanno smosso qualcosa dentro, Mazunte non fa per voi. Altrimenti, sapete dove trovarla, proprio lì dove non vi aspettavate.