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domenica 30 gennaio 2011

L'utopia della coerenza


Ciao, il mio nome è Enrico, ho 27 anni ed ho un problema.

In un altro paese lo si potrebbe definire “desiderio”, ma oramai l’abitudine e l’esperienza mi conducono a pensare che se in Italia hai un desiderio, ciò significa che sei destinato ad mantenerlo inespresso nei secoli dei secoli.

Io comunque mi sento ottimista, non so perché: sarà la congiunzione astrale; sarà l’ennesima bufera giudiziaria-mediatica-morale-etica-e chi più ne ha più ne metta, che ha colpito il “nostro” Premier; sarà lo strascico di “speranzosità” che le feste natalizie hanno lasciato dietro di loro. Chi lo sa.

Il fatto è che voglio condividere con voi questo mio desiderio, nella speranza che comunicandolo a più persone possibili, possa assumere una forza maggiore e che se magari un Dio dell’universo esiste veramente, potrà ascoltare il nostro “grido disperato”, ed un giorno accontentarci tutti.

Vi espongo brevemente la questione: io nutro la speranza di vivere un giorno in un paese, in cui la Coerenza assurga a valore primo; dove chi compie azioni o pronunzia parole debba risponderne davanti alla comunità tutta senza scappatoie, condoni, o contestualizzazioni di sorta.

Non voglio essere costretto a dover espatriare per realizzare questa visione. Sono sicuro che anche l’Italia possa divenire un paese moderno e realmente democratico.

Questo pensiero porta seco alcune piccole e sfiziose visioni, che, sono sicuro, saranno in grado di portare il buonumore e strappare un sorriso anche nell’animo più triste e demotivato. Eccole.

Un giorno vorrò assistere estasiato alla scena in cui i figli di Scilipoti sputeranno in faccia al proprio padre.

Vorrò deliziarmi della vista dell’Onorevole Santanchè zittita dal video in cui pronuncia il suo anatema sulla considerazione di Berlusconi per le donne (Ndr: “Berlusconi non riceverà mai un voto da una donna, perché lui ci vede solo in posizione orizzontale”).

Andrò in solluchero quando ai vari Capezzone, Rutelli, e compagnia cantante, nel mentre gli verranno rimembrate le proprie origini Radicali, verrà un moto di orgoglio, o di umanità, a voi la scelta, e si ritireranno finalmente a vita privata senza più proferire parola alcuna.

Impazzirò di gioia vedendo gli elettori cattolici praticanti o definiti tali e le gerarchie ecclesiastiche, non votare gli uni, e non appoggiare gli altri, il partito dell’amore a pagamento.

Mi emozionerò nel vedere i miei compatrioti nati al di sotto del fiume Po non permettersi di dare mai più un singolo voto ad una coalizione al cui interno sia presente un partito che con il Nostro tricolore “ci si pulisce il culo”.

Dopo aver elencato tutte queste visioni paradisiache, non so se sono più così tanto ottimista per il nostro futuro. Forse ho disegnato il profilo di un paese utopico dove i cittadini lasciano i propri interessi particolari, ed iniziano a seguire il proprio imperativo categorico. Sarà che studiare Kant fa bene solo se non hai una visione totalmente disincantata del mondo in cui vivi, altrimenti ti sembra di leggere “Il manuale delle giovani marmotte”. Sarà, ma io penso che in qualcosa bisogna pur sempre sperare per riuscire a tirare avanti, soprattutto se è da quando hai 10 anni che ti svegli e ti addormenti con il faccione sorridente del Cavaliere stampato negli occhi.

Lungi da me ergermi ad esempio da seguire, ma io continuo, nel mio piccolo, ad impegnarmi ogni giorno per contagiare positivamente chi mi sta vicino. Sia mai che serva a qualcosa.

martedì 25 gennaio 2011

Io sono "Pro-vita": la MIA!


Alcuni eventi accaduti nelle ultime settimane nel nostro paese mi hanno fatto riflettere sulla tematica dell’eutanasia: dalla presa di posizione della dirigenza Rai sulla obbligatorietà della replica dei comitati “pro-vita” all’interno del programma condotto da Fazio e Saviano, “Vieni via con me”, dopo che nella trasmissione erano stati invitati a parlare Mina Welby e Beppino Englaro; fino al recente caso del regista Mario Monicelli che ha deciso di togliersi la vita in seguito alla scoperta dell’irreversibilità della sua malattia.

Viviamo in un paese che viaggia letteralmente su due piani separati: quello della politica, che subisce le ingerenze di tutti i potentati possibili ed immaginabili; che è rimasto fossilizzato su basi e preconcetti ormai superati; e quello della società civile che invece fa passi in avanti e riesce a smarcarsi dal pantano ideologico almeno sulle questioni che attingono alle libertà personali inalienabili. Quelle che circa 150 anni fa John Stuart Mill nel suo “La Libertà” aveva indicato come inaccessibili al controllo di una qualsivoglia forma di governo che si volesse affrancare dell’appellativo di “democratica”. Bene, sembra che questi concetti tanto immediati quanto semplici, i politici italiani non siano ancora riusciti a digerirli, nonostante qualche decennio, se non secolo, sia passato. L’ineluttabile fatto che la libertà personale di un individuo cessi, nel momento in cui questa vada a intralciare quella di un altro essere umano, deve essere il punto di partenza di questo ragionamento. La presunzione di chi si arroga il diritto di negare libertà fondamentali, come la scelta di poter decidere in che modo iniziare, vivere, ed, in ultima analisi, terminare la propria esistenza, ad altri individui basandosi solo su una presunta superiorità etica e morale, non ha limiti e deve essere deprecata.

Il decidere di porre fine alle proprie sofferenze volontariamente e con l’aiuto di personale medico specializzato non può essere indicato come un gesto egoistico e contro natura: pensate, al contempo, che costringere a vivere una persona contro la propria volontà, contro ogni speranza di guarigione, sia un gesto generoso?

Imporre inutili dolori con la sola motivazione di dover seguire i dettami di una dottrina religiosa, lede le libertà fondamentali di un individuo, ed è considerabile al limite del reato. Io non lo definisco accanimento terapeutico, ma vera e propria tortura di Stato.

Ormai la società italiana è pronta a questo passo in avanti, lo dicono i sondaggi: oltre il 70% dei cittadini si è detto favorevole all’istituzione del testamento biologico. Un semplice primo step verso il traguardo dell’accettazione legale dell’eutanasia da parte dello Stato. Sarebbe un buon inizio che riuscirebbe ad evitare agonie superflue a coloro che hanno deciso che la loro permanenza su questa terra è giunta al capolinea.

Concludo citando un passaggio del suddetto libro, che in maniera magistrale esemplifica la mia visione su questo tema: “Nessuno è mai autorizzato, né da solo né insieme ad altri, a dire a un essere umano in età matura che, per il suo bene, non deve fare della propria vita quel che invece ha scelto di farne. La persona più interessata al proprio benessere è lui stesso”…”…Anche l’uomo o la donna più comuni hanno degli strumenti incomparabilmente superiori a quelli di cui può disporre chiunque altro per conoscere i propri sentimenti e la propria situazione”…”…Gli altri lo potranno far riflettere per aiutare a giudicare, potranno esortarlo a irrobustire la sua volontà: e tutto questo anche molto energicamente; ma lui solo rimarrà giudice ultimo. Può darsi che, a dispetto di consigli ed avvertimenti, commetta degli errori: ma qualsiasi errore sarà nulla, in confronto al male di lasciarsi costringere dagli altri a fare quel che loro ritengono il suo bene”. (John Stuart Mill, La Libertà, 1859, pag. 92).