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giovedì 24 giugno 2010

Sarkoberlusconismo


Un nuovo spettro si aggira per l’Europa…
No, ovviamente non mi riferisco a nessun tipo di ideologia neanche lontanamente assimilabile ad un movimento di sinistra, altrimenti sarei sulla buona strada per l’internamento in una struttura sanitaria. Sto parlando di nuova ondata di ideali conservatori che si stanno diffondendo all’interno delle democrazie del vecchio continente. Portatori sani, se così si può dire, e apripista sono i presidenti del consiglio italiano, ed il presidente della repubblica francese. Il movimento prende il nome da un neologismo formato dalla fusione dei loro cognomi: “sarkoberlusconismo”. I due protagonisti hanno in comune molto più di quello che si possa immaginare. Non ci si fermi ad analizzare solamente gli aspetti psicologici; non ci si trova di fronte solamente ad una fusione tra modalità comunicative innovative e populismo, che potremmo definire “telepopulismo”. Il sarkoberlusconismo è un fenomeno più complesso che rinnova il neoliberismo, adattandolo alla realtà nazionale di due paesi di cultura cattolica.
Innanzitutto il sarkoberlusconismo mette in scena un simbolismo, ma non tanto quello tradizionale dello Stato, soprattutto in Italia dove questo è guardato con diffidenza, quanto quello dell’impresa e del mercato. Il politico sarkoberlusconiano si presenta come un “imprenditore”, come un “padrone” alla testa della azienda-paese. Berlusconi lo ostenta, presentandosi esplicitamente come “presidente –imprenditore”, mentre Sarkozy celebra la cultura dei risultati secondo il modello manageriale. Incarnando i valori dell’impresa, il sarkoberlusconismo mira a deregolamentare lo Stato assistenziale, per promuovere uno Stato neoliberista sciolto da tutte le convenzioni sociali costruite nel dopoguerra.
Altra peculiarità di questo movimento è la combinazione delle culture dell’azienda, dello sport e dei media, insieme ad alcuni valori cattolici, in una miscela originale di celebrazione della competitività e di moralizzazione del capitalismo. Unisce valori presi in prestito dal management aziendale, come l’efficacia, l’efficienza e la promessa di successo, dallo sport, come la competizione, e dall’etica cattolica, come la compassione, la famiglia e il valore-lavoro. Per fare questo, il presidente si deve esporre in prima persona, deve mettere sulla scena il proprio corpo, che deve incarnare giovinezza, lavoro, attivismo e identità nazionale. Deve essere un corpo efficace, dinamico, onnipresente, sempre in movimento, votato all’urgenza dell’azione e del risultato. La scommessa del sarkoberlusconismo è affermare che il corpo simbolico nell’epoca della neopolitica non è più quello statico e solenne dello Stato, ma un corpo ibrido e fluido , nel quale lo sportivo, il dirigente d’azienda e il conduttore televisivo si confondono nel corpo del principe.
In paesi a forte tradizione cattolica il corpo del presidente sarkoberlusconiano è costruito sul modello del corpo di Cristo: ora corpo sofferente e vicino al popolo, ora corpo trionfante al servizio del successo e di una vocazione superiore.
Oltre a incarnare l’innovazione politica, il sarkoberlusconismo non disdegna di utilizzarne anche i mezzi più tradizionali: un partito di massa, un programma, la formazione di alleanze, il logoramento dell’avversario. Per arrivare al potere, il leader si appoggia ad un partito politico maggioritario nell’alleanza di centro destra di cui è alla testa. Berlusconi ha innovato creando da zero il partito-azienda, mentre Sarkozy ha conquistato la presidenza del partito di massa tradizionale, mediante l’elezione da parte della base. Il sarkoberlusconismo sfrutta tutte le virtù del bipolarismo, trasformando in bi-personalismo, riducendo ogni consultazione elettorale ad un referendum pro o contro la sua persona.
Il sarkoberlusconismo è stato in grado di raccogliere tutte le destre in una grande alleanza. A questa capacità di compattare il proprio campo, unisce anche l’abilità nel dividere il campo avverso. Spinge la sinistra a frammentarsi appropriandosi di parte del suo vocabolario e dei suoi slogan, come per esempio la tematica delle riforme e del cambiamento. Questa capacità è riassumibile in una frase: riunire per vincere e dividere per regnare.
Ovviamente il sarkoberlusconismo per mettersi in scena utilizza in abbondanza anche tecniche del marketing e della televisione, producendo “fiction” destinate a sedurre il pubblico, a creare avversari di comodo e a rispondere al desiderio degli elettori di vedere il capo in azione.
Come ormai ogni studio politologico afferma da decenni, la politica per sua natura ha bisogno di creare storie, narrazioni, ed utilizza con questo fine lo strumento dello storytelling. Con la messa in scena di se, della sua famiglia e dei suoi amori, l’eroe sarkoberlusconiano cancella il confine tra pubblico e privato, tra politica e intimità, sul modello dei reality televisivi. Il presidente romanza la propria vita come l’incarnazione di una storia di successo, ottenuta con l’impegno e il lavoro.
Il sarkoberlusconismo usa sempre immagini forti, battute, provocazioni, con parole semplici, frasi brevi, slogan facili da memorizzare. In questo modo cattura l’attenzione su un tema chiave e assicura la continuità e la penetrazione del messaggio, mediante la ripetizione alla maniera pubblicitaria.
I due protagonisti presentano il romanzo di una vita di “self made man”, che incarna i valori del successo e del lavoro, come una lunga via crucis : la conquista del potere è un sacrificio, un dono di se al paese.
Il sarkoberlsconiano di sicuro sa come creare l’antagonista dell’eroe, fino a sbandierare un nemico fittizio, colpevole di tutti i mali del paese. Per Berlusconi è incarnato dal comunismo, mentre per Sarkozy è il maggio ’68. L’invenzione del nemico permette di designare uno spettro da combattere: il nemico è la fonte del male e del declino, ed il presidente può affrontarlo come il salvatore capace di portare il paese fuori dalla crisi.
Ispirandosi alla neotelevisione, il leader sarkoerlusconiano si rivolge direttamente al telespettatore per istaurare un rapporto di complicità. Così facendo polarizza l’attenzione sulla propria persona: lo scopo è definire i temi e l’ordine del giorno del dibattito pubblico, creare l’evento e trasformare lo spazio pubblico in un palcoscenico televisivo in cui occupare lo spazio centrale. Il leader o crea l’evento con le sue azioni, dichiarazioni, provocazioni o battute, o si colloca al centro della cerimonia uscendo fuori dal protocollo per assumere la parte del protagonista: il presidente conduttore deve sempre farsi vedere in televisione.
Il sarkoberlusconiano applica alla politica la procedura di marketing che consiste nel rispondere alla domanda degli elettori inventando nuovi sogni per il paese. Il leader maneggia un immaginario politico ambivalente: da una parte fa sognare con il racconto di un percorso di successo e la promessa di condividere lo stesso con tutti, dall’altra alimenta la paura per presentarsi come salvatore di fronte ai rischi e alle crisi.
Rifacendosi ai valori e ai metodi dell’impresa, il sarkoberlusconismo realizza il suo progetto neoliberista e persegue la riforma della politica. Mira ad una rivoluzione conservatrice per trasformare in profondità lo Stato e il sistema politico, conservando e aggiornando il sistema sociale.

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