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sabato 22 maggio 2010

Ora basta!


Ieri ho assistito ad una scena emblematica e che mi ha fatto riflettere a fondo sulla situazione attuale che stiamo vivendo in Italia.
Partiamo dal principio: stavo seguendo un convegno dal titolo "La dimensione trasnazionale della criminalità organizzata", in cui vari rappresentanti di diverse figure sociali portavano la propria esperienza e il proprio punto di vista sull'argomento. Il tutto procedeva secondo copione, finchè al momento delle domande, in mezzo ad una platea di studenti universitari, si è alzata la mano di un signore abbastanza in la con gli anni, il quale ha concluso il proprio accorato intervento, che verteva sull'attualissima questione delle intercettazioni telefoniche, con "la" frase che è il punto di volta della questione: "capisco che non si possano più prendere le armi ( si riferiva alla Resistenza, non al terrorismo n.d.r.), ma non è possibile assitere a quello che stiamo vivendo senza fare niente".
La frase di per se non contiene ne spunti particolari, ne è dotata di una certa profondità. Una cosa però mi ha fatto riflettere: non ho mai e poi mai sentito pronunciare questa stessa frase da un ragazzo o da un giovane virgulto, e deve giungere alle mie orecchie scagliata da un quasi ottuagenario!?
Ma dov'è finito il nostro orgoglio, dov'è finito la sete di giustizia che storicamente ed antropologicamente fanno parte del bagaglio di ogni giovane essere umano, e che tendono ad affievolirsi con l'età?!
Le nostre uniche risorse, anche se fondamentali al giorno d'oggi, si riassumono all'invettiva formato elettronico relegata ad un qualsivoglia social network ( è ovvio che dentro questo calderone mi ci ficco in primis anche io, visto la modalità in cui sto diffondendo il mio pensiero, sarei un grandioso ipocrita ad ergermi su un piedistallo).
Prendiamo spunto da chi ha più fame di giustizia di noi, come le giovani generazioni di Iran e Thailandia che hanno trovato il coraggio di manifestare il proprio sdegno e la propria rabbia. Facciamo sentire la nostra voce una volta per tutte; togliamoci dalla faccia quell'inutile sorrisetto da primi della classe; smettiamo di ostentare una ormai sorpassata superiorità morale. E' ora di rimboccarsi le maniche, ritoranre al lavoro sporco delle manifestazioni e degli ormai vituperati gazebo. Non si può pensare di combattere un esercito con "le belle parole", è ora di fare qualcosa di concreto.
E non pensiate che il paragonare la nostra situazione a quella dei suddetti paesi sia una esagerazione pura e semplice; so benissimo che la qualità di vita e la libertà di parola, non sono nemmeno ponibili sullo stesso piano di osservazione.
Però questa non è l'unica differenza che intercorre tra noi e loro: loro almeno sono coscienti di vivere in una dittatura, noi no.

2 commenti:

  1. Mi trovo d'accordo. Ma credo sia difficile muovere della gente se non c'è un trascinatore, serve un esempio, qualcuno da seguire che non sia identificato in nessunna parte politica!
    Quello che manca secondo me non è la voglia di manifestare o di dire il proprio pensiero, ma è il modo di farlo! Io personalmente sono completamente contrario a tutto ciò che è oggi la politica in Italia, e per questo non andrò mai a manifestare al fianco di uno schieramento politico, sarebbe contrario a ciò che credo! Secondo me Berlusconi non è il male supremo, è solo il più bravo a giostrare un sistema ridotto a una porcheria già da tempo!
    Marco S.

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  2. In parte sono d'accordo con te: senza un leader forte che rappresenti con la sua figura e la sua immagine gli ideali e che riesca a movimentare l'attuale stagnante situazione, si andrà poco in la. Ormai non si può più parlare di politica senza pensarla personalizzata ed incentrata sulla figura di un leader forte. E questo non solo in Italia, ma in tutto il mondo.
    Però non sono così convinto che questo fantomatico trascinatore di folle debba provenire dal fuori del mondo politico. Non per forza si deve cercare un insurgent, basta vedere come veniva considerato Obama negli USA e cosa è stato in grado di generare quanto ad incarnazione di ideali di cambiamento: era visto come l'emblema dell'outsider, nonostante facesse parte da diverse legislature del congresso e del senato americani.
    Semplicemente abbiamo bisogno di qualcuno che ci faccia sentire finalmente rappresentati. Ma questo non deve neanche divenire il nostro paliativo. Non dobbiamo prenderlo come pretesto per non impegnarci.
    Io credo che di spazi di manovra ce ne siano ancora. Però il tempo stringe: dal di qui a 4 anni si decide il destino (parola un filo pretenziosa, ma credo proprio sia così) del nostro paese.
    Se i partiti pensiamo che non ci rappresentino più, come in moltissimi casi succede realmente, allora adesso sta noi.

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