buzzoole code

martedì 25 gennaio 2011

Io sono "Pro-vita": la MIA!


Alcuni eventi accaduti nelle ultime settimane nel nostro paese mi hanno fatto riflettere sulla tematica dell’eutanasia: dalla presa di posizione della dirigenza Rai sulla obbligatorietà della replica dei comitati “pro-vita” all’interno del programma condotto da Fazio e Saviano, “Vieni via con me”, dopo che nella trasmissione erano stati invitati a parlare Mina Welby e Beppino Englaro; fino al recente caso del regista Mario Monicelli che ha deciso di togliersi la vita in seguito alla scoperta dell’irreversibilità della sua malattia.

Viviamo in un paese che viaggia letteralmente su due piani separati: quello della politica, che subisce le ingerenze di tutti i potentati possibili ed immaginabili; che è rimasto fossilizzato su basi e preconcetti ormai superati; e quello della società civile che invece fa passi in avanti e riesce a smarcarsi dal pantano ideologico almeno sulle questioni che attingono alle libertà personali inalienabili. Quelle che circa 150 anni fa John Stuart Mill nel suo “La Libertà” aveva indicato come inaccessibili al controllo di una qualsivoglia forma di governo che si volesse affrancare dell’appellativo di “democratica”. Bene, sembra che questi concetti tanto immediati quanto semplici, i politici italiani non siano ancora riusciti a digerirli, nonostante qualche decennio, se non secolo, sia passato. L’ineluttabile fatto che la libertà personale di un individuo cessi, nel momento in cui questa vada a intralciare quella di un altro essere umano, deve essere il punto di partenza di questo ragionamento. La presunzione di chi si arroga il diritto di negare libertà fondamentali, come la scelta di poter decidere in che modo iniziare, vivere, ed, in ultima analisi, terminare la propria esistenza, ad altri individui basandosi solo su una presunta superiorità etica e morale, non ha limiti e deve essere deprecata.

Il decidere di porre fine alle proprie sofferenze volontariamente e con l’aiuto di personale medico specializzato non può essere indicato come un gesto egoistico e contro natura: pensate, al contempo, che costringere a vivere una persona contro la propria volontà, contro ogni speranza di guarigione, sia un gesto generoso?

Imporre inutili dolori con la sola motivazione di dover seguire i dettami di una dottrina religiosa, lede le libertà fondamentali di un individuo, ed è considerabile al limite del reato. Io non lo definisco accanimento terapeutico, ma vera e propria tortura di Stato.

Ormai la società italiana è pronta a questo passo in avanti, lo dicono i sondaggi: oltre il 70% dei cittadini si è detto favorevole all’istituzione del testamento biologico. Un semplice primo step verso il traguardo dell’accettazione legale dell’eutanasia da parte dello Stato. Sarebbe un buon inizio che riuscirebbe ad evitare agonie superflue a coloro che hanno deciso che la loro permanenza su questa terra è giunta al capolinea.

Concludo citando un passaggio del suddetto libro, che in maniera magistrale esemplifica la mia visione su questo tema: “Nessuno è mai autorizzato, né da solo né insieme ad altri, a dire a un essere umano in età matura che, per il suo bene, non deve fare della propria vita quel che invece ha scelto di farne. La persona più interessata al proprio benessere è lui stesso”…”…Anche l’uomo o la donna più comuni hanno degli strumenti incomparabilmente superiori a quelli di cui può disporre chiunque altro per conoscere i propri sentimenti e la propria situazione”…”…Gli altri lo potranno far riflettere per aiutare a giudicare, potranno esortarlo a irrobustire la sua volontà: e tutto questo anche molto energicamente; ma lui solo rimarrà giudice ultimo. Può darsi che, a dispetto di consigli ed avvertimenti, commetta degli errori: ma qualsiasi errore sarà nulla, in confronto al male di lasciarsi costringere dagli altri a fare quel che loro ritengono il suo bene”. (John Stuart Mill, La Libertà, 1859, pag. 92).

1 commento: