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mercoledì 2 marzo 2011

Toglietemi tutto, ma non la mia poltrona!


La notizia è di quelle scioccanti ed è arrivata come un fulmine a ciel sereno. E’ un po’ come se avessero annunciato l’apparizione di una madonna in un remotissimo e sperduto angolo della terra, ma con la fondamentale differenza che questa volta fosse inconfutabilmente vero.

In qualche parte del mondo esistono ancora politici onesti e con un alto senso morale: questa frase, se pensata con la testa di un italiano assume da subito tinte ironiche e sarcastiche, perché su ammettetelo: solamente pronunciare queste poche parole riferendole alla nostra classe dirigente, fa spuntare un ghigno malefico sulla nostra bocca.

Ovviamente il paese in questione non è l’Italia, e men che meno il politico appartiene alla stirpe italica. Il ministro della Difesa tedesco, barone Karl Theodor zu Guttenberg, si è dimesso in seguito allo “scandalo” causato dalle accuse di plagio della sua tesi di dottorato in giurisprudenza presso l’Università di Bayreuth.

Quello che per molti di noi cittadini italiani sembra un’esagerazione, evidentemente non appare allo stesso modo agli occhi dei nostri corrispettivi teutonici, che da sempre richiedono ai propri rappresentanti, soprattutto se ricoprono cariche strategiche e rilevanti, un’integrità morale pressoché perfetta, e non scalfibile da nessuno scandalo o accusa di sorta.

Tutto questo potrebbe essere visto come un eccesso di zelanteria e di formalità, ma solo se prima si è passati sotto l’indottrinamento e palestra di vita del bel paese, dove tutto, e a volte anche il contrario di tutto, è possibile.

L’intera classe politica, dagli amministratori locali, ai parlamentari, ai ministri della Repubblica, è continuamente sconvolta da scandali, di ogni genere e sorta, con una costanza degna di nota. Non sono qui a fare discorsi di parte, non voglio nemmeno lontanamente nominare il Cavaliere, in quanto non basterebbe il quantitativo di cellulosa utilizzato per l'”Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri” redatta da Diderot e D'Alembert, per descrivere tutto quello di cui è stato capace in questi anni il nostro Presidente del Consiglio. Se c’è qualcosa che unisce trasversalmente gli schieramenti partitici italiani è proprio questa tensione costante ed irrefrenabile a delinquere; a utilizzare la propria posizione di potere, qualunque essa sia, a proprio vantaggio e per quello delle persone a loro vicine.

Ma non è tutto qui. In se e per se, questo aspetto non sarebbe neppure un fatto così straziante: da millenni l’uomo messo di fronte alla possibilità di arraffare ed arricchirsi, difficilmente è stato in grado di resistere; questo discorso è valido, grossomodo, per qualsiasi latitudine e cultura, rendendo questa caratteristica quasi intrinseca della natura umana. Quello che più sconcerta ed amareggia, almeno dal mio punto di vista, è la totale assenza di etica e di una qualsivoglia forma di morale nella classe dirigente italiana nel momento in cui viene scoperta con le mani nella marmellata, ed usando questa locuzione mi sento di essere stato decisamente gentile e magnanimo. La costante che unisce tutti gli scandali, o quasi (vedi caso Marrazzo), è la totale noncuranza da parte dei politici delle basilari regole del buon senso che imporrebbero ad un funzionario eletto (c’è chi direbbe “ad un nostro dipendente”) di fare un passo indietro nel momento stesso in cui vengano pizzicati, senza per forza puntare tutte le proprie chance sulla lentezza della macchina giudiziaria italiana per riuscire a scampare alle dimissioni.

E’ come se la cittadinanza italiana si fosse abituata a questa usanza; e qui si ritorna alla sorpresa che ha colto quasi tutti noi nel leggere del ministro tedesco dimessosi per uno scandalo che da noi probabilmente non impensierirebbe nemmeno un professore universitario. Anche io mi sono sorpreso ad avere come primo pensiero dopo aver letto la notizia, il seguente: “ma che patacca (se non conoscete il significato di questa parola, allora vuol dire che avete sprecato ogni singolo istante passato in Romagna, e non è di certo colpa mia! NdR), per così poco?!”. Per mia fortuna, a distanza di pochi istanti è giunto un profondo sentimento di invidia nei confronti degli abitanti di un paese dove “la morale” non è un anagramma sbagliato di “Lele Mora”, e questo basta a situarmi nel limbo del purgatorio.

Siamo talmente abituati a scusare, ad immedesimarci nei panni del “tentato” dalla tentazione, che ormai tutto ci scivola sopra come pioggia su un parabrezza. Siamo immersi in un continuo flusso di notizie scandalistiche legate alla politica, che come unico risultato hanno quello di allontanarci da essa e farci montare sempre più quei sentimenti antipolitici che sono alla base dello scollamento tra i cittadini e le istituzioni. Con questo non voglio dire che gli scandali vadano nascosti agli occhi dei cittadini; anzi, io auspico che i giornalisti tornino alla funzione di controllori delle amministrazioni, e non solo di osservatori (neanche troppo) esterni. Quello che intendo è che la continua esposizione a scandali mediatici senza che poi i media si interessino della reale conclusione della vicenda, ma solo del suo scatenarsi, non fa altro che anestetizzare la popolazione di fronte a notizie di questo genere.

Ed è quello che è successo, per una motivazione o per l’altra. Siamo un popolo che un passo alla volta sta perdendo la propria capacità di indignarsi di fronte ai soprusi, agli scandali, alle ingiustizie, agli oltraggi, che ogni giorno ci scorrono di fronte agli occhi. Non siamo più in grado di collegare le nostre coscienze stuprate in un movimento vero di protesta, come se ci fossimo tramutati in una folla informe capace solo di azionarsi a comando, ma priva di una razionalità propria (Gustave Le Bon docet).

A volte mi chiedo se veramente i nostri rappresentanti “rappresentino” la società italiana, o ne siano solamente una brutta copia dei vizi, privati delle virtù. Inizio a pensare che questa affermazione non sia veritiera: forse se continuiamo ad eleggere sempre le stesse facce, un motivo ci sarà. Forse in fondo in fondo ci va bene così, condividiamo le loro azioni e la loro condotta. Forse se fossimo al posto loro, anche noi ci comporteremmo tutti nella stessa maniera.

Io la penso in maniera diametralmente opposta, e da qui nasce una certezza: il cambiamento non dobbiamo continuare ad aspettare di vedercelo cadere dall’alto, come un dono divino, ma ce lo dobbiamo andare a prendere giorno per giorno, con le nostre azioni quotidiane, con le nostre richieste, con le nostre proteste, con il nostro esempio, in ultima istanza, con il nostro voto.

Dobbiamo riappropriarci di questo nostro potere fondamentale, perché solo così potremmo avere qualche speranza di migliorare la nostra situazione, senza dover aspettare per forza che la “rivoluzione” sia sempre qualcuno da fuori a portarcela.

APPENDICE: per sdrammatizzare, ma neanche poi troppo, vi butto la altri tre esempi di politici “virtuosi” scovati in giro per il web:

Giuseppe Habineza: il ministro ruandese per la gioventù e lo sport si è dimesso il 15 febbraio 2011 dopo che alcune foto che lo ritraevano in dolce compagnia a ricevere coccole con alcune ragazze durante la festa di San Valentino, sono stati pubblicate su Internet. Non appena la notizia è stata diffusa in tutta la città il ministro ha rassegnato le dimissioni, che sono state subito accolte. Vi ricorda qualcuno per caso?!

Toshikatsu Matsuoka: il ministro dell’agricoltura, accusato di aver gonfiato la propria nota spese di 180000 euro, una volta scaricato dal proprio governo, si toglie la vita per il disonore recato alla sua persona e alla sua parte politica. Pensate all’ecatombe che accadrebbe in Italia…

Jacqui Smith: ministro dell'Interno del governo Brown, si dimette in seguito allo scandalo del rimborso chiesto al parlamento per il noleggio di alcuni film porno da parte del marito. Qua si foraggiano consulenze milionarie, e si utilizzano voli con aerei di stato per trasportare mignotte, e la ci si dimette per una manciata di sterline. Chi è nel giusto?

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