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venerdì 21 ottobre 2011

Attendendo una rinascita della meraviglia


La profonda riflessione con cui tedierò i prossimi dieci minuti degli impavidi che nonostante questo incipit orrorifico avranno ugualmente il coraggio di leggersi questo pippone, mi è sovvenuta, un pezzo alla volta, dalle mille discussioni e confronti che questo periodo così emotivamente carico ha stimolato all’interno della cosiddetta “società civile”. In particolare, l’argomento che più ha stuzzicato il mio intelletto assopito dalla prolungata canicola estivo-autunnale, è quello che sicuramente chiunque di voi ha sentito ripetere migliaia di volte attraverso i media, all’interno di qualsiasi conciliabolo, su qualsiasi quotidiano-rivista-mensile e chi più ne ha più ne metta. Si va sul classico, s’intenda, non ho intenzione di stupirvi con fuochi artificiali: si parla di crisi economica mondiale, ma declinata all’italiana con una spruzzata di sana demagogia, come piace a me. Da bravo (ex)studente di Scienze Politiche, però, non mi accontento di analizzare i freddi fatti separati, ma li ho gettati tutti in un unico calderone e l’analisi che ne traggo è questa qua. Buona lettura.

Una nuova sfida attende la Sinistra italiana, se ancora vuole rischiare di giocarsela in futuro alle elezioni, ormai sbandierate come imminenti, della primavera 2012.

E’ una sfida epocale secondo il mio punto di vista, ancora più ardua rispetto allo scisma del ’91 dovuto alla fine del Partito Comunista Italiano. Questa prova è erede diretta di quel passo. Allora fu un tentativo di smarcarsi dalle vecchie logiche partitiche e di appartenenza per dare una scossa e una spinta al rinnovamento, seguendo quelli che erano stati i mutamenti all’interno della società italiana.

Anche in questo periodo la congiuntura “astrale” spinge verso un cambiamento di vedute radicale. La crisi che sta attanagliando l’economia mondiale, richiede un cambio di rotta, se si vuole che le conseguenze della suddetta non diventino ancora più devastanti di quelle che già si stanno abbattendo su tutti noi cittadini. Io individuo, come soluzione possibile e ovviamente parziale, a livello nazionale, la fine di tutti i garantismi, di qualsiasi tipologia essi siano. E non parlo solamente di quelli che appartengono alla “cricca” o “casta”, o come preferite chiamarla. L’unica forza politica che potrebbe essere in grado di sciogliere le catene che trattengono la società italiana ancorata a una logica campanilistica e di cura dei propri interessi personali o di gruppo, è proprio la Sinistra. La quale, però, deve riuscire a comprendere che per passare da forza di opposizione a forza di Governo, deve abbandonare i panni della paladina delle libertà ad ogni costo, anche insostenibile. Graecia docet, misure drastiche non sono più rimandabili e non sussiste nemmeno la certezza che queste possano servire a risolvere davvero la situazione creatasi con decenni di sperperi e clientelismo.

Va bene la fine dei privilegi dei politici per cui siamo tutti d’accordo (per “tutti” intendo la società civile, visto che il fronte dei nostri rappresentati disposto a autoridursi le prebende è alquanto sguarnito, a giudicare dalle votazioni succedutesi in Parlamento negli ultimi anni, ndr). Queste mosse oltre ad un forte significato simbolico, però, difficilmente, riuscirebbero a risistemare un’economia disastrata come quella italiana. I provvedimenti da approvare sono di tutt’altra entità. Si parla di allungamento dell’età pensionabile, abbassamento degli stipendi del pubblico impiego, ammortizzatori sociali più “snelli”, per usare un eufemismo, abolizione delle provincie, istituzione di nuove tasse. Tutti provvedimenti di un’impopolarità inaudita, ma resi indispensabilità da una situazione in cui ormai l’Unione Europea e le agenzie di rating ci tengono ormai la pistola puntata alla testa.

In un momento di smarrimento epocale, in cui grandi movimenti sociali stanno iniziando ad organizzarsi, in cui il “sistema-Berlusconi” pare arrivato al capolinea, l’idea di una classe politica che invece che porsi a guida di questi movimenti, ne diventa un innocuo megafono, come se non fosse in grado di avanzare qualcosa di innovativo, ma solamente di seguire a ruota quello che già altri hanno ipotizzato, ragionato e proposto, mi spaventa quasi.

I politici di Sinistra, se hanno intenzione di riconquistare la fiducia dei propri elettori, e di coloro che appartengono allo schieramento opposto, devono essere in grado di smarcarsi una buona volta dalle logiche di auto sussistenza che fanno si che un grande partito di massa non possa essere portatore sano di idee forti, a volte anche scomode se è necessario. Ed ora lo è, Dio Santo se lo è!

L’unica via d’uscita che riesco ad individuare è questa. Ci aspettano lunghi anni di vacche magre e sacrifici. Sono semplici le richieste che si potrebbero rivolgere ad una classe politica seria, e già questo appellativo esclude buona parte del panorama politico attuale, in maniera del tutto trasversale: di assumersi le proprie responsabilità, di farsi carico delle istanze più urgenti, di prendere decisioni impopolari anche a costo di scendere di qualche millesimo percentile nei sondaggi.

Non c’è via d’uscita, non ci sono altre alternative. Il momento in cui si decide in che fascia economica di paesi vogliamo rientrare per i prossimi venti anni, è ora.

Sperando che la nostra classe politica sia in grado di farsi carico di questo peso, attendo fiducioso la “rinascita della meraviglia” (cit.).

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