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domenica 27 gennaio 2013

Piccolo recap pre elezioni


All’alba della veneranda soglia degli “enta” mi ritrovai per una selva oscura di liste, listini e listelli, che la diritta via era smarrita.
Ebbene si, a quattro mesi dalla presunta fine della mia giovinezza, mi ritrovo ad affrontare l’ennesima campagna elettorale. Ma partiamo dall’inizio della vicenda, e procediamo con ordine.

L’esperienza del Governo Tecnico, con a capo il Professor Monti, novello Caronte che ci doveva  traghettare fuori dalle sabbie mobili di una delle crisi economiche più dure dell’età moderna, è naufragata con una debacle e una tale mancanza di gusto e stile, che solamente noi italiani, popolo capace di vette inarrivabili ma da sempre attratto dal sordido e dall’infimo, potevamo inventarci.
Fino a quel momento sembrava quasi che un’aria di positività stesse attraversando la politica e soprattutto i politici italiani: una larga coalizione dei maggiori partiti che, di comune accordo, decide generosamente di fare un mezzo passo indietro appoggiando i tecnici, per lasciare che qualcun altro si prenda gli insulti che sarebbero a loro toccati, nell’intento di pulire le vagonate di deiezioni che gli stessi si erano lasciati alle spalle, e che ormai avevano raggiunto il livello del collo dei cittadini del Bel Paese.
 E’ bastato che la caduta del governo liberasse nell’aria un leggero sentore di possibili poltrone, un umore di guadagni e vitalizi a 4 o 5 zeri, che gli istinti primordiali dei suddetti politici si scatenassero, in uno spettacolo insulso e degradante. E non si può nemmeno affermare che gli italiani negli ultimi vent’anni non fossero ormai divenuti avvezzi a certi dimostrazioni di bassezza morale ed etica, ma questa volta, fra uno scandalo, una primaria e una non primaria, si è toccato veramente il fondo. 
”Io non dico sentire pudore perchè è un sentimento antico, ma una pragmatica sensazione di aver rotto il cazzo no?”(…): rubo e faccio mia quella che probabilmente è la migliore battuta che ho sentito da tanto tempo a questa parte, perché riassume perfettamente in una riga il sentimento che pervade le persone di buon senso, davanti a tutto quello a cui stanno assistendo.
Il teatrino che per un breve lasso di tempo sembrava avesse abbandonato il palcoscenico della politica è tornato, prepotente e borioso, dominato come sempre dalle stesse vecchie facce. Quelle facce pervase da un’ignoranza e una cafonaggine atavica, senza le quali non sarebbero mai e poi mai in grado di interpretare in maniera così eccellente la parte che gli viene affidata.

E quando lo scontro politico si riduce a mera manovra di corridoio; ad accordo, prim’ancora che politico, economico; a doppiogiochismo; a slogan urlati direttamente alla pancia degli elettori più indifesi e non avvezzi a qualsivoglia “discorso politico”, ecco che Lui non poteva che rispuntare, trovandosi pienamente a suo agio in questa palude, come un maiale che sguazza giocondo, ma allo stesso tempo rabbioso, nella pozzanghera che esso stesso ha contribuito a creare con l’espletamento delle proprie funzioni corporali.
Ecco che forse la campagna elettorale più importante del dopoguerra se ne va per direttissima a puttane. Dopo un anno passato a parlare di temi di importanza capitale: riforma del lavoro, riforma delle pensioni, riforme costituzionali, tagli alla spesa pubblica, e chi più ne ha più ne metta, è bastato che Lui decidesse che: “l’Italia ha ancora bisogno di Me”, per far precipitare nuovamente nel baratro del politichese spinto tutto il discorso. Per una volta c’eravamo illusi di entrare nella cabina elettorale con la possibilità di scegliere il migliore tra i candidati. Invece anche questa campagna si risolverà, alla fine dei conti, nel solito referendum che ci accompagna da ormai due decenni: pro o contro di Lui.

Parlando dei possibili scenari futuri, di cosa potrebbe uscire dalle urne elettorali, la percezione che ci sia stia muovendo verso un inesorabile e, soprattutto, nefasto “pareggio” si fa sempre più forte. Di seguito un rapido excursus sulle forze politiche che ambiscono a qualcosa di serio alle prossime elezioni:
 -          Il vantaggio c’è ed è innegabile, ma la mancanza di qualsivoglia tecnica comunicativa attinente ad una campagna elettorale moderna da parte del “buon uomo di Piacenza”, sta facendo si che il seppur buon margine che fino a qualche settimana il PD aveva nei confronti degli altri schieramenti, si stia lentamente sgretolando, un decimale alla volta. Vedremo se gli strateghi democratici saranno in grado di riprendere in mano la barra del timone, pena la discesa agli inferi di un possibile vittoria risicata e di un Governo condannato a navigare a vista sempre sull’orlo del baratro della sfiducia.
 -          La “salita” definitiva e senza più mezzi termini nell’agone della politica del Professore ha formato un polo che se riuscirà a non scomporsi nell’ultimo mese di campagna, avrà il proprio peso rilevante alla fine delle consultazioni. Infatti il “nuovo grande centro” aggrega non solo i delusi della destra e i rimasugli dei seguaci dei “due bei bolognesi”, ma anche una buona parte di quella schiera di indecisi che da sempre decidono da che parte penderà alle elezioni l’ago della bilancia. Questi infatti hanno finalmente trovato una figura, se non carismatica, perlomeno autorevole, a cui affidare il proprio voto.
 -          Quando il gioco si fa duro, i duri... va bè, vi risparmio il seguito, tanto sapete benissimo come andrebbe a finire. Questo è il suo territorio: è un assalto all’arma bianca e Lui, quando c’è da tirare fuori la baionetta (pregevole doppio senso, ndr), non è secondo a nessuno. Sta sfoderando tutto il suo arsenale, la potenza di fuoco dei suoi mezzi è a massimo regime, e Lui non può fare altro che volare nei sondaggi. E’ un predestinato, in tutto e per tutto, ed è dannatamente bravo in tutto quello che fa. Per vincere le elezioni a Lui basterebbe che nessuno degli altri due le vincesse sul serio. E state sicuri: non sbaglierà nemmeno questa volta.
 -          Infine colui il quale sembrava fosse in grado di portare una ventata di aria nuova nella politica italiana (populista fino al midollo, ma rivoluzionaria; incompetente finché volete, ma almeno pulita): ancora prima di scontrarsi con le difficoltà vere della politica, e già le prime crepe interne iniziano a comparire. Vedremo se sarà in grado di ricompattare le fila e se la sua lingua sferzante riuscirà a toccare i tasti giusti nell’elettorato che sente così forte il bisogno di canalizzare la propria frustrazione verso l’attuale classe politica, in un voto non solo di protesta, ma di speranza.

Dopo la disamina sugli schieramenti, visto che tanto non ho niente da perdere, ecco il mio “toto percentuali”. Sono state redatte un tanto al metro, ma potrei scommettere che non si allontaneranno troppo dal risultato finale:

PD (coalizione) 35/40 %
PDL (coalizione) 23/27 %
L’AGENDA (coalizione) 15/20 %
M5S 10/14 %
VARIE ED EVENTUALI* 10% circa

*se volete farvi due risate andate a farvi un giro qua (http://bit.ly/X7roqu) : risultato garantito!

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